Michele Ginevra    Poeta e Fotografo

MICHELE GINEVRA Fotografia e Poesia
MICHELE GINEVRAFotografia e Poesia

Eventi e novità

In questa sezione vi teniamo aggiornati sulle novità di MICHELE GINEVRA.

 

 

Concorso nazionale di fotografia

"Città di Castelbuono" - 2023

 

Primo classificato nella sezione "tema libero colore".

 

 

 

Agosto 2023

 

Questa la motivazione della giuria sulla foto premiata:

 

 

“La fotografia coglie, nella sincronica occasionalità del momento, il gioco creato dall'azzurro di un ombrello su un asfalto grigio segnato dal passaggio pedonale, dall'azzurro di un'auto in sosta e dalle strisce blu del parcheggio.

L'immediatezza dello scatto ben recita la lezione di Carter Bresson che nell'hic et nunc ferma l'attimo irripetibile.”

La fotografia premiata dal titolo "Blu"

 

 

Concorso nazionale di fotografia

"Città di Castelbuono" - 2022

 

Primo classificato nella sezione "tema libero colore"

La fotografia premiata dal titolo "Walking in the snow.

La motivazione della giuria in cui mi riconosco in pieno:
“L’autore tralascia, in questa immagine, la ricerca del dettaglio, affidando il suo racconto ad una sapiente rarefazione cromatica che diviene anche psicologica, lasciando alla sensibilità dell’osservatore la costruzione di una personale narrazione dentro un non luogo in un tempo indefinito nel quale l’armonica sfumatura quasi pittorica, tra luce e ombra, evidenzia forme e azioni.”

 

 

 

 

Albiate (MI)

26 settembe 2021

 

Concorso Letterario Albiatum

8° Edizione

 

Cerimonia di premiazione

 

 

 

 

 

 

Concorso Letterario “Albiatum”

 

Terzo premio nella sezione racconti conferito a

Michele Ginevra

per il racconto “Ogni giorno è un giorno di cammino”

con la seguente motivazione:

 

La necessità di trovare le parole giuste per completare la sua poesia offre al protagonista del racconto l’occasione per ripensare alla sua vita “fatta di luci e ombre”, al legame con la sua compagna che dura da molti anni e al senso della loro convivenza nell’ultimo scorcio della sua esistenza.

 

Ecco emergere la scoperta degli aspetti di finzione nel loro rapporto e del sentimento di paura di fronte alla vecchiaia, ma anche la consapevolezza che l’amore si trasforma e che occorre accettare con coraggio “l’inesorabile scorrere del tempo”.

 

Viene in questo modo compiendo un itinerario di ricerca linguistica e di riflessione esistenziale che lo porta, attraverso “l’analisi dolorosa della sua vita” a completare “con intenso appagamento interiore” la sua poesia.

 

L’autore sa delineare questo percorso con una pregevole nitidezza formale sostenuta dalla sofferta verità esperienziale, in cui poesia e vita si compenetrano, con la vita che dà sostanza alla poesia e la poesia che offre illuminazioni per capire ed affrontare con coraggio il dolore della vita.

 

                                                                            Teodoro Giuseppe Cazzaniga

Qui di seguito il video con la motivazione della giuria e il mio intervento.

Qui di seguito il racconto premiato:

 

Autore: Michele Ginevra

 

 

Ogni giorno è un giorno di cammino

 

Ogni giorno è un giorno di cammino.

Mi cucio addosso i vestiti della festa,

indosso scarpe … per sentire

la carezza della pioggia sotto i piedi

e mi avvio …

 

Erano giorni, settimane, forse mesi che cercava di trovare le parole giuste per completare la prima strofa della sua ultima poesia. La sua poesia non nasceva mai di getto: erano pensieri, emozioni che si fanno pensieri, pensieri che si fanno parole, gettate lì in un foglio bianco o scritte a matita nella sua agenda colorata, e che tali rimanevano per giorni, a volte anche mesi, qualche volta persino dimenticate, fino a quando altri pensieri fattisi parole vi si aggiungevano. Un paziente lavoro fatto di parole spesso riviste, cancellate e sostituite con altre. Era così che piano piano prendeva forma una sua poesia, che veniva alla luce solo quando l’ultima parola dell’ultimo verso dell’ultima strofa trovava la sua giusta collocazione. Ed era solo allora che il senso di appagamento era grande, unico, una sensazione di benessere pressoché indescrivibile, che i poeti conoscono bene: quella stessa sensazione che spinse il giovane Cesare Pavese, appena diciottenne, a scrivere una volta completata una poesia “… oh, allora, mi si schianti una vena attorno al cuore e soffochi così senza un rimpianto.”

Era quasi giunto anche lui a questo traguardo tanto ambito. La poesia era quasi completa: aveva il suo incipit, si sviluppava attraverso un bel “corpo” e si concludeva con una bella chiusa, naturalmente secondo le sue personali aspettative. Ma era quel “quasi” che lo tormentava. Erano quelle due, forse tre, parole che gli mancavano nel terzo e quinto verso della prima strofa, che non riusciva a trovare completamente soddisfacenti, che cambiava continuamente senza mai trovare quelle giuste: “indosso scarpe … per sentire/ la carezza della pioggia sotto i piedi/ e mi avvio…”. Come completare quei puntini di sospensione? Cos’è che gli impediva di trovare quelle parole adeguate a ciò che sentiva, e completare quella sua ultima poesia a cui teneva tanto? Passavano i giorni e nulla cambiava. Quella poesia che parlava del cammino della vita, della sua vita, ma forse della vita di tanti altri, rischiava di non vedere mai la luce: un cammino fatto di luci e di ombre, di strade tortuose e di rettilinei, di discese e di scalate, di passi sicuri e di inciampi. Una poesia che era ancora tutta dentro di sé, di cui sentiva forte l’ardore e il dolore che gli provocava per non essere in grado di farla uscire dai meandri dei suoi silenzi interiori, e darle la luce. E tutto questo per quelle poche maledette parole che mancavano. Era ad un vicolo cieco da cui non riusciva ad uscire.

Fu allora che pensò a lei, la sua compagna di vita ormai da anni. Era stata tante volte la sua musa ispiratrice: oggetto di tante riflessioni, di tanti pensieri, poi tradotti in parole, versi, strofe… poesie. Forse anche questa volta lei sarebbe stata la soluzione del problema che stava attanagliando la sua vita. Ma come? Forse – pensò - avrebbe potuto ripercorrere all’indietro gli anni della loro vita insieme, visto che in fondo si trattava di una poesia che parlava del cammino della vita, della sua vita, e in parte anche della loro vita in comune. Anni fatti, come tante altre vite, di momenti felici e di periodi difficili, a volte anche drammatici; di gioia e spensieratezza, ma anche di lunghi e interminabili silenzi, come quelli che sempre più spesso accompagnavano le loro giornate.

E se quelle due, forse tre, parole mancanti si fossero trovate proprio tra le pieghe di quei silenzi?

” Tra le pieghe del silenzio qualcosa resta sempre…” pensò.

Fu da quel momento che cominciò a guardarla con occhi diversi, con un atteggiamento diverso, con uno scopo diverso. La osservava mentre leggeva un libro, mentre era illuminata dalla penombra dei suoi pensieri, mentre accennava ad un sorriso o increspava le ciglia, o in qualsiasi altra situazione a cui non aveva mai dato importanza, sempre attento a carpire qualcosa del loro cammino di vita insieme che gli avrebbe potuto dare l’ispirazione a trovare quelle parole in sospeso che avrebbero finalmente completato la sua poesia. Cominciò a prestare attenzione ad ogni momento delle loro giornate, che si facevano sempre più silenziose, ad ogni pensiero o parola che si scambiavano, per cercare di capire, e carpire, il senso per cui si stava ancora insieme; quel senso da cui sarebbero potute scaturite quelle parole mancanti al terzo e quinto verso della sua poesia. Ma ogni giorno che passava, le ore si facevano sempre più simili a quelle dei giorni precedenti. Cominciò allora a pensare anche ad altri momenti, quelli delle prime ore del mattino, per esempio, quando ancora sotto le coperte, spesso si scambiavano le loro intimità. Fu in uno di quei giorni, alle prime luci dell’alba, che lui prese la sua mano e l’accarezzò delicatamente. Ma lei la ritirò. Un piccolo, quasi insignificante gesto, che lo fece sprofondare in una grande tristezza, in un malinconico ricordo di ciò che erano stati e che forse non erano più. Un dolore quasi insopportabile ma che gli aprì la mente a ciò che era il senso del loro stare insieme, anche in quei tempi di silenzi. Un dolore che riaprì le porte della sua poesia. Sì, perché fu da quel dolore, scaturito da un gesto semplice, quasi insignificante, che cominciò a pensare al motivo vero della loro convivenza, o quanto meno a quello che lui sospettò essere uno dei motivi. Era la paura – pensò - che li teneva insieme. La paura di una vecchiaia che li aspettava dietro l’angolo e che, una volta separati, si sarebbe prospettata in totale solitudine per entrambi.

Pensò che fosse la loro reciproca paura inconscia che dettava le leggi della finzione di un amore che sembrava avviarsi alla sua inesorabile conclusione. Finti pensieri, finti sorrisi, finte attenzioni. Finta la mano che cercava di accarezzare, come “finte” dovevano essere “le scarpe” che doveva indossare per “sentire la carezza della pioggia sotto i piedi”. Ecco, aveva trovato la prima di quelle due, o forse tre, parole per completare la sua poesia: “finta”, questa era la parola giusta per sostituire quei tre puntini di sospensione del terzo verso della prima strofa: “Mi cucio addosso i vestiti della festa/ indosso scarpe finte per sentire/ la carezza della pioggia sotto i piedi”. Sì, perché solo la finzione di indossare un paio di scarpe, poteva dare la sensazione vera di sentire la carezza della pioggia sotto quei piedi, in realtà nudi. La finzione era entrata nella sua vita, così come adesso entrava nella sua poesia, e inevitabilmente il suo pensiero andò a Pessoa quando scriveva che “il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente”.

Ma non bastava. Aveva raggiunto una meta, ma non ancora il traguardo che appariva lontano, senza un orizzonte visibile. Allora riprese ad esaminare il suo rapporto di convivenza con maggiore attenzione, esaminando nei dettagli i risvolti psicologici del loro “amore-non amore”, così aveva cominciato a definirlo. Man mano che passavano i giorni, però, si rese conto che quella “paura” di una vecchiaia in solitudine, che portava ad una sorta di finzione nelle manifestazioni del loro rapporto, forse non era il vero motivo del loro stare insieme, o comunque non bastava a comprendere quella tenacia, quella “testardaggine” nel voler condividere un percorso comune di vita. Era forse dentro questa analisi che avrebbe trovato l’altra parola, o forse due, mancante nel quinto verso della prima strofa? Cominciò a chiedersi quale potesse essere il “cemento” che nonostante la finzione, riusciva a tenerli insieme.

La risposta arrivò inaspettatamente la sera di una calda estate, mentre stavano cenando in terrazzo, quando lei gli prese la mano e lo guardò fisso negli occhi.

“Sono vecchia” disse con tono malinconico.

“Siamo vecchi” ribatté lui.

 “Sì, è vero, ma non è una gara a chi è più vecchio o a chi si sente più vecchio” rispose lei.

“Un giorno ti alzi dal letto e improvvisamente prendi consapevolezza che il giorno che ti aspetta sarà esattamente come il giorno prima, e uguale a quello di prima ancora. E che l’indomani sarà ancora uguale all’oggi. A tutto questo rimaniamo indifferenti” proseguì quasi rassegnata. “Anche i nostri silenzi non ci sorprendono più, sono uguali ai silenzi di ieri e saranno uguali a quelli di domani. Nulla ci sorprende più, e nulla ci sorprenderà; questa è la vecchiaia… smettere di sorprendersi. Forse fingiamo di amarci, o quanto meno di amarci nelle stesse forme di come ci siamo amati in tutti questi anni. Ma tutto nella vita cambia, muta, si trasforma. Anche l’amore. Dobbiamo avere il coraggio di prenderne coscienza. Anzi direi che questo coraggio l’abbiamo avuto fino ad oggi. Se stiamo ancora insieme non può che essere così. E dobbiamo conservare questo coraggio di vivere questa specie di finzione, se vogliamo continuare questo nostro cammino comune fino all’ultima meta…”.

La sua voce s’interruppe, non voleva più continuare nel timore di rompere quel sottile equilibrio che teneva insieme le loro vite.

Lui la guardò, ed improvvisamente gli si illuminarono gli occhi, non solo per la presa di coscienza che quell’amore passionale si era trasformato in qualcos’altro, forse più intimo e profondo, ma anche perché in quelle parole, in quell’apertura d’animo e in quella sincerità, lei aveva pronunciato una parola che gli suonò come una “parola magica”, che metteva a posto le cose: il coraggio.

Ecco, qual era il cemento che teneva insieme le loro anime: il coraggio di una consapevolezza che tutto cambia e si trasforma nell’inesorabile scorrere del tempo, anche l’amore. Accettarlo con “coraggio” dava senso al loro cammino insieme verso l’ultima meta, anche facendo ricorso, non senza dolore, a piccole e innocenti “finzioni”. E si rese conto improvvisamente che “coraggio” era la parola giusta che gli mancava per l’ultimo verso della prima strofa della sua poesia, “… e mi avvio verso mete di coraggio”.

Alla fine in effetti le parole erano state due e non una: “mete” – la prima - quei piccoli traguardi da raggiungere nella ripetitiva sequenza di eventi di ogni giorno, ed infine “coraggio”, quella parola magica che metteva finalmente a posto le cose: la sua vita, che poteva continuare a scorrere lungo un cammino comune, e la sua poesia che con quell’ultima parola, quella giusta, poteva finalmente trovare la luce e regalargli quell’appagamento interiore così intenso ed immenso, che solo i poeti conoscono quando portano a compimento una loro opera.

 

Ogni giorno è un giorno di cammino.

Mi cucio addosso i vestiti della festa,

indosso scarpe finte per sentire

la carezza della pioggia sotto i piedi

e mi avvio verso mete di coraggio.

 

Un cammino pigro, senza un orizzonte

che si lasci avvicinare, stretto

come una parola sincopata; 

un sentiero con fiori da raccogliere

e pietre in cui inciampare

che si percorre a piedi nudi,

con le ginocchia scorticate.

 

E camminare,

camminare senza mai fermarsi,

e continuare a camminare fino a perdersi,

per quell’intimo e inconfessabile piacere...

di ritrovarsi.

 

Rilesse la poesia, finalmente completa, tutta d’un fiato, e al pronunciare l’ultima parola, “ritrovarsi”, le sue vene s’ingorgarono di sogni. Sogni finti? Veri? Realizzabili? Non importa, i sogni sono sogni e basta. Il suo petto si gonfiò di brividi come solo la poesia può dare e non poté fare a meno di ripensare alle parole del giovane Pavese “bene adesso mi si schianti pure una vena attorno al cuore e soffochi così senza un rimpianto”.  Poi il suo pensiero si soffermò a come era riuscito a trovare le ultime parole per completare la sua poesia: tutto in fondo era scaturito da un’analisi dolorosa dell’ultimo scorcio della sua vita, quello trascorso con la sua compagna dalla quale non si sarebbe mai separato.

È proprio vero – pensò – Dio creò il mondo in sei giorni, il settimo si riposò; l’ottavo forse ci ripensò e creò il dolore… e fu la poesia.

 

Michele Ginevra: il Poeta in “chiaroscuro” che rende orgogliosa Caltanissetta

da | Mag 20, 2019 | di Leonardo Pastorello
 

<<Ecco mi sto preparando per uscire, il tempo di mettere una maschera per incontrare le altre maschere e sono pronto!>>, pensa Michele Ginevra nel suo quotidiano, non sapendo che i suoi occhi parlano molto di più della maschera che lui indossa.
 

In ”Riflessioni in chiaroscuro”, il poeta, medico e fotografo nisseno ci fa compagnia con versi, aforismi, scatti rubati all’oltraggiosa fortuna. Sono questi i farmaci più potenti del nostro dottore – come direbbe Epicuro – ed è questo il tratto distintivo della restituzione emotiva della poesia: curare l’anima per mezzo della parola. <<La poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve!>>, diceva Massimo Troisi nel celeberrimo capolavoro ”Il postino” (1994) di Michael Radford, e non c’è niente di più vero in quanto detto: ritagliare una parte del nostro tempo per dare spazio al sentire, è una necessità. Il poeta cura le anime del lettore attraverso l’enigma svelato dai suoi versi, al fine di restituire ciò che è sepolto in ognuno di noi. Questo è il tentativo di Michele Ginevra, uomo dall’immortale spirito epicureo: se la parola del filosofo fosse vana, nel caso in cui questa non curasse le anime, lo sarebbe altrettanto quella del poeta, esteta del sentire umano.
 

  Dopo la pubblicazione delle prime opere di successo – online su i principali siti come Amazon, IBS, o sul sito https://www.micheleginevra.it/i-libri-di-michele-ginevra/ – ”Riflessioni in chiaroscuro” – stampato dalla tipografia Paruzzo di Caltanissetta – è stato presentato nel 2017 presso Magneti Cowork a Palermo, nel 2018 presso il Centro Culturale “Il Pertini” di Cinisello Balsamo (Milano) e nella Galleria d’Arte Moderna a Caltanissetta. Questa raccolta di versi e fotografie è stata distribuita gratuitamente – a fronte di un’offerta volontaria all’AIL – durante le esposizioni. Riflessioni in chiaroscuro è <<un viaggio che utilizza un insolito doppio mezzo di trasporto: la scrittura, con le parole che si fanno versi, aforismi o semplicemente riflessioni, e la fotografia con le immagini in bianco e nero – ma anche con i tanti toni di grigio – metafora di ciò che sta dentro di noi>>, commenta l’autore.
 
  Dal suo sito personale apprendiamo che ha vinto il primo premio nei seguenti concorsi letterari:
– XXII Ediz. del “Premio Natale città di Tremestieri Etneo” (CT) 2010 con la poesia “Alzheimer”
– II Ediz. del “Premio Arte d’amare” – Palermo 2012 con la poesia “Terra e sangue” – II Ediz. del “Premio di Letteratura Ponte Vecchio”
 Firenze 2016 con la poesia “Il crepuscolo della vita”.
– XXIII Ediz. del Premio Letterario Internazionale “L’Artigiano poeta” – Caltanissetta 2016 con la poesia “A mia figlia“.
Inoltre ha ottenuto premi e  riconoscimenti in Concorsi Letterari Nazionali ed Internazionali con le poesie Amarsi ancora,  Assenza, Rinunce, Parole nascoste, Paure, Cuore di cartone, Un’amica, A  mia madre, Perdono, Baciami.

 

Nel 2014 ha vinto il primo premio nel concorso fotografico “Visioni Urbane”, organizzato dall’Associazione fotografica “Fotonauti” di Caltanissetta.

Nel 2016 è stato selezionato come fotografo partecipante alla settima edizione del concorso fotografico internazionale Urban Internazional Photo Awards per la mostra allo Yaam di Berlino.

Nel 2018 ha vinto il secondo premio nella sezione foto a colori al Concorso Nazionale di Fotografia “Enzo La Grua” – Città di Castelbuono.

Nel 2018 finalista al Concorso Internazionale di Fotografia “Urban Internazional Photo Awards” – DotArt Trieste.

Quest’anno, è finalista al Concorso Internazionale di Fotografia “Siena International Photo Award”. 
 

Cogliamo l’occasione di congratularci con Michele Ginevra per i suoi successi nazionali – e internazionali – che ci rendono orgogliosi, augurandogli un sentito in bocca al lupo per il Concorso di Siena.

"Paesaggi temporali", questo il titolo della mostra fotografica dove io, insieme ai miei amici fotografi Giovanni Franco e Filippo Sproviero esporremo le nostre fotografie. La mostra sarà allestita presso due splendide sale del Teatro Biondo di Palermo a partire dal 25 ottobre 2019, giorno di apertura della nuova stagione teatrale.

 

E' un progetto fotografico, composto da trenta fotografie (dieci per autore) che esplora aspetti del paesaggio urbano e non, ma anche aspetti tipici della "fotografia di strada", in particolari condizioni derivanti da specifici eventi atmosferici, come la nebbia (Giovanni Franco) la pioggia (Michele Ginevra) e il vento (Filippo Sproviero).

 

La mostra sarà visitabile dagli spettatori che assisteranno agli spettacoli della stagione teatrale 2019-2020.

 

 

Foto finalista al "Siena International Photo Award" 2019

 

 

Foto finalista al "Siena International Photo Award" 2019

Estratto del catalogo della mostra "Il fascino dell'indefinito"

Il catalogo si compone di 48 pagine con copertina plastificata in brossura a colori. Contiene 40 fotografie a colori e testi a cura di Michele Ginevra.
E' acquistabile online ad un prezzo al pubblico di 8 euro su questo sito alla sezione "acquisto libri" o direttamente visitando la mostra.

Rivista fotografica REST N.14

          E’ appena uscita la rivista fotografica REST n.14 diretta da Fulvio Bortolozzo. Una rivista veramente di alto livello fotografico, non solo per la straordinaria qualità di stampa, ma anche per la scelta dei progetti pubblicati, tutti molto interessanti e di gran pregio. Sono pertanto onorato di essere stato scelto da Fulvio Bortolozzo per far parte dei fotografi presenti in questo numero di REST da lui curata. Sono presente con una serie di fotografie legate tra di loro dal tema a me caro della pioggia, prediligendo comunque inquadrature dove l’elemento umano sia inserito nel contesto urbano. Un grazie di cuore a Fulvio per avermi dato questa opportunità con la scelta di otto mie fotografie.
          REST è una rivista On Demand di sole fotografie stampate in alta qualità, fondata da Fulvio Bortolozzo, fotografo, docente di fotografia e curatore, che la descrive così: “REST cambia la priorità. La percezione visiva è la prima forma di conoscenza: istintiva, pre-verbale. Se avete bisogno delle parole chiedete direttamente ai fotografi. REST pensa: se un’immagine non funziona, centinaia, migliaia o milioni di parole non potranno salvarla.”

 


Un’anteprima di questo numero la potere trovare a questo link
REST N.14
 

Riflessioni in chiaroscuro

Un viaggio nel mondo interiore ed esteriore attraverso immagini, poesie, aforismi e riflessioni.

Mostra fotografica di Michele Ginevra

dal 13 al 21 gennaio 2018, presso il Centro Culturale "Il Pertini" di Cinisello Balsamo (MI)

Trieste Photo Day 2017

24 Ottobre - 24 Novembre
Atmosfere parigine - Personale di Michele Ginevra

http://www.triestephotodays.com/events/triestephotofringe-atmosfere-parigine-di-michele-ginevra/

 
» Luogo: Aqvedotto Caffè (Viale XX Settembre 37/C Trieste)
» Data: martedì 24 ottobre 2017 - venerdì 24 novembre 2017
» Ora: Durante l'orario di apertura
» Info evento: info@triestephotodays.com

22 Aprile 2017 - 5 maggio 2017

Collettiva Fotografica

 

Evento organizzato da

InArte Werkkunst Gallery

Piazzale Loverini, 3 Bergamo

 

Ho risposto volentieri all'invito di partecipare a questa Collettiva Fotografica che si terrà a Bergamo fino al 5 maggio. Sarò presente, insieme ad altri nove artisti, con quattro mie fotografie d'autore, che saranno esposte e poste in vendita presso la bella sala della galleria d'arte "InArte Werkkunst Gallery" di Piazzale Loverini,3.

Le mie foto presenti alla Collettive sono le prime quattro che trovate collegandovi a questo link : Foto d'autore

 

Presso InArte Werkkunst Gallery verrà inaugurata sabato 22 aprile alle ore 18:30 una mostra collettiva di Fotografia, seguita da aperitivo con gli artisti. Orari mostra:

dal lunedi al venerdi 10:30 -13:00 e 14:00 -18:00

Sono undici gli artisti presenti: Agarla Matteo, Brugali Beatrice, Cachemaille Gregoire, Crispino Enzo, Gaffurini Silvia, Ginevra Michele, Martini Federica, Nozza Roberta, Rossi Mario, Scart, Zisa Sandro.

                                 RIFLESSIONI IN CHIAROSCURO

                             Mostra fotografica di Michele Ginevra

                  Presso Magneti Cowork - Via E. Amari, 148 Palermo

                                 dal 27 gennaio al 9 febbraio 2017

                                                INTRODUZIONE

 

Riflessioni in chiaroscuro vuole essere un viag­gio che attraversa  i vicoli più stretti ed impervi della nostra anima, fino ad uscire fuori dal , per esplorare il mondo che ci circonda, in una co­stante simbiosi tra ciò che alberga dentro di noi, sentimenti, passioni, spiritualità, ecc. e tutto quello che sta al di fuori di noi, con cui costante­mente ci relazioniamo, le persone a noi care, la bellezza della natura, l’amicizia, il vivere il pre­sente,  ecc.

 

Un viaggio che utilizza un insolito doppio “mezzo di trasporto”: la scrittura, con le pa­role che si fanno versi, aforismi o semplice­mente riflessioni, e la fotografia con le imma­gini in bianco e nero - ma anche con  i tanti toni di grigio - metafora di  ciò che sta dentro di noi;  ed immagini a colori, che ci riportano invece a tutto ciò che ci circonda e che fa parte della nostra vita quotidiana, così come la perce­piamo  sensorialmente. Un viaggio, ma anche un passaggio, una trasmigrazione im­maginifica tra mondo interiore e mondo este­riore, che non avviene in modo repentino ma graduale; anzi i due mondi spesso sono in con­ti­nuo con­tatto osmotico tra di loro. Tale gradualità è rappresen­tata visiva­mente dalla fotografia dove convi­vono  an­cora il bianco e nero  (i due soggetti neri in maglietta bianca seduti sul muraglione grigio) ed il colore, rappresentato nel vario­pinto mu­rale di fronte ai due soggetti. Anche la poesia “Un’amica”, apposi­tamente abbinata all'ultima fotografia in b/n, rappresenta,  per l'ambi­guità del tema affrontato,  quasi una li­nea di confine sfumata tra  il "Sé Interiore" e il "Sé Esteriore", descrivendo sentimenti interio­riz­zati che spesso trovano, come in queste cir­co­stanze, notevoli difficoltà ad essere esternati.

 

La scrittura e la fotografia, seppure nella stessa pagina e strettamente legate dal mes­saggio da veicolare o dall’emozione da tra­smettere, sono tuttavia tenute rigorosa­mente separate, separa­zione accentuata dalla scelta d’incorniciare le fo­tografie. Tale scelta deriva dalla consapevolezza che l’abbinamento im­magine-scrittura è qual­cosa di molto sogget­tivo, un sentire del tutto perso­nale che non può essere generalizzato né tanto meno for­zato. Insomma un mondo, quello dell’emotività le­gata all’immagine/scrittura, tutto da scoprire.

 

Infine una nota sul titolo.

Riflessioni mi è sembrato un termine adatto a sin­tetizzare un concetto complesso come quello del “Sé Interiore” e del “Sé Esteriore” partendo dall’etimologia latina del termine ri­flessione, che indica un “ripiegamento”, qual­cosa che va, poi ri­piega e torna, proprio come frammenti di sé che, usciti nel mondo esteriore, “ripiegheranno” come le onde lumi­nose sullo specchio, e torneranno dentro di noi, proba­bilmente ar­ricchiti da tutto quello di cui si sa­ranno impre­gnati nel loro “viaggio” al di fuori del nostro Io.

Il “chiaroscuro”, infine, ha un evidente riferi­mento al mondo della fotografia dove il gioco di luci e di ombre è di fondamentale impor­tanza, ma ha anche un  riferimento metaforico ai chia­roscuri che attraversiamo tutti nel corso di que­sto lungo (o forse breve) viaggio che è la nostra vita.

                                                                                                                                Michele Ginevra

Alcune delle 40 foto della mostra :

Ho ricevuto il mio fotolibro in tempi rapidissimi, ordinato alla Saal-digital, un'azienda tedesca che produce stampe di altissima qualità. Il software di impaginazione da loro messo a disposizione è buono, anche se potrebbe migliorare nella gestione della parte testuale, per il resto lo trovo semplice e di facile intuizione, qualità importanti per questo tipo di programmi. Grazie alla particolare rilegatura, le foto in doppia pagina risultano perfettamente piane e non risentono della piegatura a centro pagina. Dopo questa positiva esperienza ho ordinato anche delle stampe (poster 50x70 e stampe 30x40) aspetto con impazienza il risultato, ma dopo aver visto la qualità della stampa del fotolibro non ho dubbi anche sulla qualità delle stampe fotografiche. La Saal-digital è' un'azienda che consiglio vivamente a chi fa della fotografia una passione ma anche una professione.

Questo il link www.saal-digital.it
Presto verrà allestita una mostra a Palermo con le fotografie ed i testi del libro. Vi terrò aggiornati.

Firenze 22 maggio 2016 - II Premio di Letteratura "Ponte Vecchio".        Vincitore assoluto sezione poesia Michele Ginevra con la poesia "Il crepuscolo della vita".

II Premio di Letteratura "Ponte Vecchio" - Firenze - Cerimonia di premiazione

Domenica 22 maggio 2016 a Firenze si è svolta la cerimonia di premiazione del II Premio di Letteratura "Ponte Vecchio".  La Commissione di Giuria presieduta da Lorenzo Spurio e formata da Marzia Carocci (Presidente del Premio), Flora Gelli, Sandra Carresi, Annamaria Pecoraro, Iuri Lombardi, Fabio Fratini, Francesco Martillotto, Lucia Bonanni, Vincenzo Monfregola, Michela Zanarella, Katia Debora Melis, Rita Barbieri, Luisa Bolleri, dopo lunghe ed attente operazioni di lettura e valutazione dei materiali pervenuti (circa 800 poesie) ha reso noto l’esito del Premio e premiato i vincitori asoluti secondo la seguente graduatoria di merito:

 Vincitori assoluti sezione poesia:

1° PREMIO – MICHELE GINEVRA (Caltanissetta) con la poesia “Il crepuscolo della vita”                              

2° PREMIO – DANIELA MONREALE (Pian di Sco’ – AR) con la poesia “Dedica”                  

3° PREMIO EX-AEQUO – MARIA TERESA PIERI (Cocchio/Greve in Chianti – FI) con la poesia “Serate domenicali”

3° PREMIO EX-AEQUO – BRUNO SANTINI (Lastra a Signa – FI) con la poesia “In via de’ Georgofili”

La giuria ha conferito il primo premio assoluto alla poesia "Il crepuscolo della vita" di Michele Ginevra con la seguente motivazione:
"L’eterna domanda sul valore della vita e della morte, il significato dell’oltre che l’umanità vorrebbe svelato per timore di una risposta senza riserve, non teme il senso di questa poesia che con filosofia distacca la paura della fine terrena, vedendola invece come un inizio eterno al tempo ed alla materia. Lirica filosofica dove si punta l’attenzione su quello che da sempre è domanda ossessiva dell’uomo che conosce i limiti e l’impotenza di una scelta.
Poche parole, un grande senso ed una profonda riflessione nascono da questi idiomi cuciti con eleganza."

L'attore e regista Aldo Rapè interloquisce con Michele Ginevra alla presentazione del suo libro "I colori dell'ombra"

Caltanissetta 18 dicembre 2015

Sintesi argomenti/intervista presentazione libro "I colori dell'ombra".

 

Qui di seguito la sintesi a mo' d'intervista fattami da Aldo Rapè durante la serata del 4 dicembre per la presentazione della raccolta di poesie "I colori dell'ombra".

 

  • ARGOMENTO/DOMANDA : Parliamo del libro: iniziamo dalla dedica e dal titolo, la scelta della dedica ai figli e da cosa nasce questo titolo “I colori dell’ombra” ?

La scelta del plurale “i colori” e non “il colore” non è casuale. Al plurale infatti il titolo è un vero e proprio ossimoro; è come dire il rumore del silenzio. Non esistono cioè i colori dell’ombra, semmai ne esiste il colore. Ma non esiste ombra senza la luce, come per esempio avviene nell’oscurità. Ma cos’è la luce se non un insieme di colori, anche dal punto di vista fisico, basti pensare all’arcobaleno. Ecco quindi “i colori” come sinonimo di luce ed il titolo diventa una perfetta  metafora della vita fatta di luci ed ombre, quello che sarà appunto il filo conduttore di tutta la raccolta. Pertanto ho scelto come frase introduttiva queste parole di Khalil Gibran che spiegano bene i concetti espressi precedentemente: Tutti vogliono la felicità,/nessuno vuole il dolore,/ma non si può avere un arcobaleno/senza un po' di pioggia.

La parola ombra ricorre in circa la metà delle liriche ed è il titolo della poesia che apre la raccolta.

La dedica ai figli vuole essere in realtà una dedica a tutti i giovani, affinché possano leggere più poesia, che ha per me una grande funzione sociale. La poesia infatti insegna ad ascoltare se stessi, la parte più intima di se stessi, e chi impara ad ascoltare se stessi facilmente imparerà ad ascoltare anche gli altri, ad ascoltarne i bisogni, i disagi, le necessità di chi è più sfortunato di noi. E questo non  può che migliorare le relazioni tra le persone ed in definitiva la società intera. Ecco dunque quella funzione sociale ed educativa della poesia che portò quel grande poeta messicano Octavio Paz a pronunciare la famosa frase “la poesia salverà il mondo”.

  • ARGOMENTO/DOMANDA : parliamo della struttura del libro diviso in tre capitoli: ognuno introdotto da una frase, da un aforisma e da una foto. Il primo capitolo è introdotto dalla frase “dietro ad ogni ombra c’è un mondo di colori”. Cosa lega tra di loro le 19 poesie che lo compongono? E da cosa nasce la scelta di dividere il libro in tre capitoli?

I tre capitoli descrivono i vari aspetti dei chiaroscuri della vita.

Il primo capitolo mi piace spiegarlo con questa riflessione: se voltiamo le spalle alla luce vediamo la nostra ombra, se ci voltiamo a guardare la luce la nostra ombra scompare. Impariamo quindi a guardare gli eventi che sembrano negativi anche da un’altra angolazione e ne potremo cogliere anche gli aspetti positivi. Questo è il legame delle 19 liriche del primo capitolo. La poesia “Ombra”, per esempio, che apre la raccolta ed il primo capitolo parla di un amore costretto ad essere vissuto con lunghi periodi di distacco dalla persona amata con la sofferenza che questo comporta. E questo è l’aspetto negativo. Ma poiché l’amore rimane vivo c’è la certezza e quindi la piacevole attesa del rincontrarsi, del tornare a vivere insieme la quotidianità di quell'amore, e questo è l’aspetto positivo. E così per tutte le poesie che compongono il capitolo.

  • ARGOMENTO/DOMANDA: Andiamo al secondo capitolo introdotto dalla frase  “quando l’ombra oscura i colori…” qui c’è forse la poesia a cui tieni di più, che si riferisce ad un evento molto doloroso che ha segnato la tua vita, è così? Ne vuoi parlare?

Il filo conduttore delle 17 poesie di questo capitolo è dato dagli aspetti dolorosi della vita, in tutte le loro sfumature, dal dolore estremo, quello per cui sembra che ti crolli il mondo addosso, alle rinunce, ai rimpianti ed ai rimorsi, alla solitudine, alla povertà e alle ingiustizie sociali. La poesia ASSENZA è dedicata a mio figlio che non c’è più per averlo perso in tenera età. La perdita di un figlio è il dolore più grande per un essere umano, un evento che sconvolge e cambia la vita di una persona. C’è un illustre riferimento nella letteratura, per un episodio simile accaduto al grande Giosuè Carducci, che in seguito alla perdita del proprio figlio scrisse “Pianto Antico”, una poesia scritta dopo 7 mesi dalla scomparsa del figlio. Per me invece ci son voluti ben 16 anni da quel tragico giorno prima che riuscisssi a scrivere ASSENZA. Non riuscivo mai a scrivere nulla su questo dolore, perché inconsciamente tentavo sempre di rimuovere quel tragico evento dai miei pensieri. Ora devo dire che questa poesia è stata anche quella che mi ha dato le più grandi gratificazioni letterari vincendo numerosi premi e riconoscimenti letterari in tutta Italia.

  • ARGOMENTO/DOMANDA: Andiamo al terzo capitolo introdotto dalla frase  “quando una lama di luce trafigge l’oscuro mantello dell’ombra…”

Quando lungo il percorso della luce si frappone un ostacolo si genera un ombra, proprio come avviene lungo il percorso della nostra vita. Ma se si rimuove l’ostacolo o quell’ombra la si illumina con un’altra luce, l’ombra scompare. La possibilità di rimuovere l’ostacolo, o di schiarire o far scomparire l’ombra con altra luce è il tema della speranza, della via d’uscita che a volte arriva inaspettatamente, a volte invece è cercata e voluta. Quell’elemento rischiarante può essere uno dei tanti valori positivi della nostra vita: l’amore, in tutte le sue forme, da quello genitoriale a quello filiale o quello della propria compagna/o, ma può essere anche la fede per i credenti o ancora l’amicizia, quella vera, e perchè no, anche la poesia stessa. In definitiva uno o più di questi valori può aiutarci nella vita a superare i momenti difficili e la speranza che ciò si verifichi è la molla che in definitiva ci consente di “vivere”. Non è casuale che la raccolta si chiude con la poesia “Amarsi ancora” che è un’incitazione a non mollare mai la speranza di poter ricomporre un amore anche quando questo sembra ormai perduto.

 

 

Caltanissetta 18 dicembre 2015

 

L'immagine incontra la poesia.

 

La poesia è emozione, pensiero, messaggio che si trasforma in versi.

La fotografia è emozione, pensiero, messaggio che si trasforma in immagini.

 

Mostra di fotografie e poesie di Michele Ginevra dal 22 dicembre 2015 e si protrarrà per tutto il periodo natalizio fino al 6 gennaio 2016, presso la sede della Pro Loco di Caltanissetta - Locali ex Circolo dei Nobili, locali accanto l'ingresso principale del Comune.

Saranno esposte circa 24 fotografie sia in bianco e nero che a colori, abbinate ad altrettante poesie di Michele Ginevra, quasi tutte facenti parte della raccolta "I colori dell'ombra" pubblicata recentemente dalla casa editrice Montedit di Milano.

Caltanissetta 4 dicembre 2015

Magnifica serata alla Biblioteca Scarabelli per la presentazione del mio ultimo libro di poesie "I colori dell'ombra". Un grazie di cuore alla Banca Mediolanum nelle splendide persone di Giuseppe Tulumello e Pinamaria Pitronaci per avere reso possibile questa (almeno per me) magica serata di poesia. Un ringraziamento particolare va ad Aldo Rapè, attore e regista, per la sua disponibilità ad accompagnarmi in questa serata ed a Salvatore Saporito e Oscar Dell'aira splendide voci delle mie poesie, nonché agli amici Fotonauti, un'associazione culturale di cui mi onoro di far parte, che con le loro macchine fotografiche hanno immortalato momenti per me indimenticabili di questa serata. E naturalmente un grazie di cuore a tutti gli intervenuti che con la loro presenza così massiccia mi hanno reso felice.
Una serena e felice giornata a tutti...la poesia salverà il mondo!

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© Michele Ginevra - Caltanissetta