Montedit Editore
Collana "Le schegge d'oro" - I libri dei premi - Poesia
15x21 - pp. 76 - Prezzo di copertina Euro 10,00
ISBN 979-12-5951-0716
In copertina fotografia dell’autore .
Prefazione
Silenzi e parole. Ferite e guarigioni. Perdite e nuove ricerche.
Questa terza raccolta di poesie di Michele Ginevra ha un moto oscillatorio che racconta di fasi costantemente alimentate da un dialogo interiore, necessario per dare voce alle emozioni. L’attraversamento di naturali e forse ordinari momenti della vita avviene senza che chi ne è protagonista – in questo caso l’autore – non cerchi di farne un tassello da cui ricevere insegnamenti e trarne qualcosa che resti.
Un penetrare e farsi penetrare dagli eventi che produce una consapevolezza radicale: noi siamo la vita che viviamo e come la viviamo.
Il succedersi di eventi sorprendenti, nel bene e nel male, è sempre accompagnato da una compartecipazione della vita non legata all’umano: elementi atmosferici, vegetazione, sassi. Non vi è descrizione didascalica di luoghi e paesaggi, perché ciò che importa all’autore è il paesaggio dell’anima, che in sottofondo ha spesso la musica della pioggia e la voce della poesia come espressione più naturale.
E la misura di questa espressione è data dalla pagina del volume: nessuna poesia la travalica, come temesse di superare un limite da farsi bastare.
Risulta nuova, nella scrittura dell’artista, la modalità di anticipare ciascuna lirica con un breve testo aforistico, anch’esso non alieno da una prosodia incantatoria. A testimonianza del legame tra esperienze di vita e linguaggio poetico, basti l’introduzione de La corsa della vita:
Le poesie si scrivono
col pesante fardello della vita addosso,
pieno di lividi, cicatrici e ferite aperte,
utilizzando il sanguinamento
come inchiostro sulla carta
La stessa composizione delle poesie raccolte nel volume viene descritta nella Introduzione come una lenta incubazione, che lievita nei giorni e prende forma da una suggestione, un pensiero ramingo, una sensazione impermanente. Restano non scritti altri versi, perché quando arriva l’ora di una inattesa felicità non c’è tempo per rintanarsi oltre la piccola finestra che separa dal mondo. Occorre buttarsi e fare il pieno di nuove forze e parole che non siano più ubriache.
Sino al prossimo giro.
Marina Castiglione